Ti racconto cos’è la strada delle Scarpare a Taranto

Quando ero piccola ho venduto l’anima al diavolo. Di sicuro era una donna, indossava un paio di Louboutin e camminava per la strada delle Scarpare. Di che cosa sto parlando?

Chi mi conosce sa, e condivide, la mia sconfinata passione per le scarpe. Un accessorio che ha sempre fatto parte della mia vita; quasi un’ossessione, azzarderei, talmente radicata da rasentare la malattia. Guai a regalare o, peggio ancora, gettar via un paio di scarpe. Chissà che, in un’altra vita, non sia stata un compratore seriale della strada delle Scarpare.

“Scarpe vjecchie da vennere!”

Non tutti sapranno che le scarpe rappresentavano un prodotto rinomato a Taranto, ancor più – udite udite – del pesce. La tendenza comune, infatti, era quella di vendere le scarpe vecchie e non erano pochi gli ambulanti che, durante la giornata, si aggiravano con un’ampia bisaccia sulle spalle gridando: Scarpe vjecchie da vennere!

Immaginate le donnine che, in attesa del compratore seriale di turno, si affacciavano ogni giorno al balcone pronte a rifilare calzature malconce; alimentando un commercio, piuttosto proficuo, di acquisto dell’usato.

Strada delle Scarpare a Taranto vecchia

Antica strada delle Scarpare a Taranto vecchia (ora via Nuova)

D’altronde, le scarpe nuove costavano abbastanza e parecchie famiglie si ingegnavano addirittura a forare il mascherino per consentire all’alluce di fuoriuscire prepotentemente, in attesa di poter comprare un paio di scarpe nuovo dall’ambulante di turno, “‘u punnine”. Era lui che, infine, affidava le suole raccolte ai calzolai che, solerti, si occupavano di rimetterle in sesto.

Ecco perché, all’inizio del secolo scorso, il tratto della Strada Maggiore che andava dalla Chiesa di San Giovanni Battista fino allo sbocco in piazza Fontana, era conosciuto come la strada degli scarpari: un tripudio di negozi di scarpe, che si succedevano l’uno di fianco all’altro.

Niente a che vedere con le vetrine patinate attuali; spesso il negozio fungeva anche da laboratorio e le scarpe venivano disposte a terra, in fila. Ed ecco che anche le scarpe condannate all’estinzione, rivivevano. Che fossero accumulate in un angolo della bottega, ribaltate o appese a un gancio, poco importava. Qualcuno se le sarebbe comprate comunque e, non senza vanto, sfoggiate.

Photo credits: www.scarperotte.it (immagine in evidenza)

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