“Il futuro è nostro”: tutto quello che ti sei perso di DifendiAMO Taranto
Ore 17.00, appuntamento al Palamazzola. Sono due anni che Taranto non si raduna in corteo per manifestare il proprio dissenso, la propria voglia di reagire, di dire no ai ricatti, di proporre le alternative per questo territorio.
Sono tutti presenti: associazioni, comitati, gruppi politici. E poi ci sono loro, i veri protagonisti di questo lungo pomeriggio: gli studenti. Sì, proprio gli studenti delle scuole superiori. Il movimento studentesco tarantino. Facce pulite, sguardi vergini, per niente scalfiti dalla rassegnazione o dalla paura di non vedere i risultati del loro lottare, del loro opporsi ad un sistema marcio, corrotto, che ha sacrificato la vita e la dignità di una città in favore del profitto (Ilva ed Eni) e dell’importanza strategica (Marina Militare con annessa base NATO).
Ore 17.40
Si parte. A tre passi da me c’è Fulvio, potrà avere 17-18 anni, un accenno di barba e capelli un po’ arruffati. Decido di fermarlo e gli domando: perché sei qui? Cosa ti aspetti da questa giornata? E lui, con sguardo fiero e deciso, mi risponde: “Siamo qui per alzare la voce, per farci sentire, per sensibilizzare i ragazzi della nostra età sulle problematiche relative all’inquinamento, vogliamo avviare un processo che ci porti ad un futuro migliore, differente, vogliamo avviare la rinascita di questa terra.
Accanto a lui c’è Matteo che a gran voce dice di essere stanco di come venga trattata la sua città, sfruttata e danneggiata dalla politica e dal malaffare, dalla poca lungimiranza dei cittadini che in cambio di un posto di lavoro hanno accettato un compromesso troppo costoso in termini di vite umane.
Ore 18.50
Mi fermo a parlare con un gruppo di “amici”, di compagni di lotta ed è qui che scambio due chiacchiere con Nicola che mi dice : “Non potevamo mancare, il movimento studentesco è il futuro di questa città, dobbiamo sostenerlo con tutte le nostre forze, essere oggi in corteo affianco a loro deve essere un orgoglio per la cittadinanza attiva e ci deve far ben sperare per il futuro.Il fatto di ritrovarci in piazza oggi non può che essere l’inizio di un percorso di condivisione e di unità per il bene del nostro territorio”.
Poi c’è Luana che si augura che gli studenti siano sempre più attivi sia per i problemi inerenti alle note vicende giudiziarie del processo Ambiente svenduto, sia dei problemi che affliggono le scuole quali la carenza di strutture adeguate e sicure e il sottoutilizzo o l’inesistenza di laboratori e che, soprattutto, non accettino il ricatto occupazionale che ha afflitto e inginocchiato tre generazioni di operai del siderurgico.
Mentre dal microfono c’è chi parla della devastazione del territorio della Basilicata mi passa davanti Alessio, un altro ragazzo impegnato nel percorso di rinascita di questa città, e ne approfitto per chiedergli: Cosa ti aspetti all’indomani di questa manifestazione? E lui: “Sicuramente è positivo vedere tanti ragazzi così giovani interessarsi ai problemi di questa città e spero che da domani ci sia la voglia di confrontarsi, in dibattiti pubblici, in piazza, perché solamente guardandoci negli occhi e confrontandoci apertamente potremo capire le problematiche di ognuno e fare fronte comune per risollevare le sorti della nostra amata terra.
Ore 20.00
Proprio mentre si costeggia l’Arsenale Militare, dal microfono si ricorda che venticinque anni fa cadeva il muro di Berlino e che ahinoi il “nostro muro” è ancora lì presente. Ci nega la vista del mare e impedisce la fruizione degli impianti sportivi e dei servizi presenti aldilà di quelle pietre, ci fa sentire estranei a casa nostra.
Diodato: “Da quando sono andato via la città si è risvegliata”
Ci nega la vista del mare. Sì la vista del mare. I cittadini della città dei due mari che non possono ammirare lo spettacolo dei tramonti sul Mar piccolo. Assurdo, ingiusto. Mentre mi perdo in queste amare riflessioni vedo passare Diodato, ci siamo presentati tempo fa, ma quando gli faccio un cenno, ha lo sguardo di chi ti saluta per educazione e cortesia anche se si ricorda vagamente o per niente di te.
Ha uno viso pulito e sincero, gli chiedo: Dato che vivi fuori Taranto da tanti anni, come percepisci la situazione di Taranto e di questa giornata in particolare? Mi risponde: “Da quando sono andato via la città si è risvegliata, c’è una maggior consapevolezza dei cittadini dei propri diritti, si sta facendo strada il bisogno di reagire e proporre alternative perché altrimenti ci aspetta solo il baratro. Negli ultimi due, tre anni ho visto un impegno incessante della cittadinanza attiva, qualcosa sta cambiando e lo si percepisce in maniera forte.
Taranto, oggi, dà l’impressione di essere una città viva e creativa. Il fatto che ragazzi così giovani siano protagonisti di una così grande manifestazione, ci fa guardare al futuro con ottimismo.”
Le testimonianze dei giovani studenti
Prima che finisca il corteo, decido di raccogliere ancora delle testimonianze dai ragazzi più giovani, i veri protagonisti, il futuro della nostra terra. A Ilenia chiedo: Perché sei qui oggi? Perché voglio dire basta! Basta alla colonizzazione industriale, basta all’inquinamento ed ancora basta al ricatto occupazionale. Dobbiamo puntare sul mare, sulla mitilicoltura, sul turismo, sulla cultura. Oggi, siamo qui in piazza per difenderci da soli perché fino ad oggi non ci ha mai difeso nessuno.
Ilenia tiene uno striscione insieme a Roberto che con orgoglio e fierezza mi dice: “ La situazione di Taranto è insopportabile, ogni famiglia conta almeno un morto di tumore. Noi giovani paghiamo le scelte fatte in passato, la politica nazionale e locale ci ha relegato ad un ruolo che non ci si addice. E vogliono continuare con il progetto Tempa Rossa, noi non glielo permetteremo!
Ma quale polo industriale? Noi dovremmo vivere del mare, della pesca sacrificata sull’altare del profitto. Dobbiamo puntare sul turismo, dobbiamo riconvertire la nostra economia. Studio a Lecce, ma in me c’è la voglia di tornare dopo la laurea, come si fa a rinunciare alle bellezze di questa città? Alla gente bella e sincera che la popola? Il mio futuro lo vedo qui, voglio tornare per dare il mio contributo alla rinascita della mia terra.
Ore 21.00
Fine del corteo. Dal microfono l’ultimo intervento. È un appello all’unione, alla collaborazione: “…ognuno, con le proprie differenze, metta a disposizione il suo cervello e le sue braccia per costruire un percorso di rinascita condiviso. Assumiamoci l’onere di guidare la riconversione di questa città, non deleghiamo più alla classe politica, inetta, incapace e collusa le decisioni sulla nostra terra, uniamoci e mettiamo da parte le diversità dei vari gruppi e delle varie sigle. Uniti possiamo cambiare il futuro della nostra amata terra…”
Dopo questo lungo pomeriggio, torno a casa con animo positivo, vedere l’entusiasmo di questi ragazzi, la loro determinazione mi ha lasciato una bella impressione, mi ha dato speranza. Ieri, si è aggiunto un altro fiore, in questo territorio che fino a pochi anni fa era solo deserto. Il futuro è il nostro, uniti ce lo prenderemo.
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