Ricordando Erasmo Iacovone, simbolo del cuore rossoblu
Una punto di riferimento, l’emblema di un grande collettivo, il condottiero del sogno chiamato ‘Serie A’. Un mito. Tutto questo è Erasmo Iacovone per Taranto.
Quaranta anni fa ci lasciava un uomo ed atleta esemplare, campione di lealtà sportiva come pochi visti in riva ai due mari. Il 6 febbraio del 1978 un’intera città si ritrovò orfana del proprio beniamino, strappato alla vita da un assurdo incidente stradale.
Erasmo giunse in riva allo Ionio dal Mantova nell’ottobre del 1976. L’allora presidente Giovanni Fico si assicurò le prestazioni del centravanti molisano per la ragguardevole cifra di 420 milioni di lire. Iaco seppe subito ripagare la fiducia riposta in lui. Andò in gol alla prima domenica nell’1-1 ottenuto a Novara, con solo tre allenamenti alle spalle. Da quel momento cominciò la scalata verso l’Olimpo dei bomber rossoblu.
Nella stagione 1976-77 realizzò altre 7 reti, chiudendo con lo score di 8 centri in 28 gare. Il gremito “Salinella” di quei tempi era tutto per lui. “Iaco-Iaco-Iacovone” il coro ripetuto fino allo spasmo. Una miscela straordinaria, pronta a far decollare il Taranto verso i piani alti nella stagione 1977-78. Petrovic-Giovannone-Cimenti-Panizza-Dradi-Nardello-Gori-Fanti-Iacovone-Selvaggi. Poesia del calcio. Il Taranto più bello di sempre. Per Erasmo 9 gol in 20 partite, che valsero agli ionici il terzo posto, a un punto dalla seconda con l’Ascoli capolista, e a lui le attenzioni della Fiorentina. La Serie A era possibile.
Il 5 febbraio 1978 era di scena al “Salinella” Taranto-Cremonese. Finì 0-0 e fu la classica partita stregata. Erasmo recriminò sulle numerose palle gol sprecate da un Taranto fra i più belli della stagione. Un piccolo passo falso, d’altronde la vittoria valeva ancora solo un punto in più del pari e i rossoblu, partiti a fari spenti, erano in piena corsa. Come lo era, purtroppo, l’Alfa Romeo 2000 di Giovanni Friuli che travolse quella notte la Diane 6 del bomber rossoblu sulla Taranto-San Giorgio. Ironia della sorte. Un beffardo destino che stroncò la vita di un padre ed i sogni, suoi e di una città aggrappata alle sue gesta.
Da allora Erasmo Iacovone da Capracotta è rimasto nel cuore della città. È ben più di quello stadio che porta il suo nome o della statua sotto la curva Nord che gli rende omaggio. È il ricordo di un uomo mite, gentile e semplice, come molti tarantini. È il diamante prezioso di un Taranto straordinario, talmente forte da farsi inconsapevole promotore del riscatto sociale di una città abbandonata dalle istituzioni.
La sua morte fu come una “sliding door” per Taranto e il Taranto. Ma Iaco continua a vivere ogni giorno nel cuore di ognuno di noi. Un giorno vinceremo insieme!
Photo credits: www.tarantofc.it (img in evidenza) – https://www.facebook.com/TifoTaranto.it (img interna)
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