Stefy Park a Gandoli, distrutto da un rogo. Noi siamo entrati (GALLERY)
La celebre sala giochi Stefy Park, a Gandoli, è stata distrutta da un rogo. Ora è chiusa ma noi non abbiamo resistito e siamo entrati.
Negli anni 90’ è stata la regina delle sale giochi, quando pioveva d’estate o anche in inverno si veniva in zona Vital Gandoli – Leporano per spaccarsi di biliardo, videogiochi interattivi, fucili ammazzavampiri, punching ball, tori meccanici… il campionario virtuale per eccellenza.
Oggi lo Stefy Park è chiuso, un rogo ne ha distrutto la metà della struttura – Banale cortocircuito? Usura? MAH! – senza clamore. Lo Stefy Park dato alle fiamme è un palcoscenico in cui psicopatici, tossici, zombie e scalpatori di professione si muoverebbero a proprio agio. Noi ci siamo entrati.
E sì, lo sappiamo che è proprietà privata, ma lo Stefy Park meritava una piccola dedica da parte di Se Dico Taranto. Si entra passando attraverso la recinzione e l’adrenalina si mantiene su livelli bassi perché è pieno giorno. Fidatevi, di notte l’effetto spettrale aumenterebbe del 95 percento. Classico scenario da Dylan Dog, insomma.
Desolazione e tristezza. Basterebbe questo. Mia zia e mio padre mi portavano qui da piccolo. Ora, invece, quello che resta è una pila di scatoloni di plastica nera carbonizzati che racchiudono dispiacere. Non solo: un tavolo da biliardo integro si scontra col cumulo di rottami e vetri frantumati ammucchiati poco dietro.
Mentre camminiamo quasi inciampiamo in alcuni cavi sparsi sul pavimento. Sono ovunque, spalmati pure sulle pareti annerite. A coglierci è un senso generale di disfatta. Sconfitta. Stefy Horror Park. C’è un clown che fa la linguaccia, uno di quelli enormi, uno di quelli che mette ansia. Cazzo, dov’è Freddy Krueger? avanti, lo so che c’è! Esci fuori!
Non aprite quella porta…
L’Alba dei morti viventi…
La testa viaggia, l’immaginazione di conseguenza. Ecco, pensare a questi film non aiuta. Procediamo, scattiamo foto, le macchinette sono state mangiate dalle fiamme e in alcune ci sono ancora i gettoni argentati fusi.
Che dirvi? Niente.
Usciamo dopo un sopralluogo abbastanza approfondito, la parte paninoteca/gelateria dello Stefy è relativamente integra, sono i ricordi ad essere danneggiati. Sì, perché un conto è vedere un negozio che chiude; magari è una chiusura drastica e ti coglie inaspettato e okay, un conto è assistere allo sfacelo di un luogo che è stato il simbolo del divertimento e dello svago di una fetta consistente di tarantini.
Non so chi fosse il proprietario dello Stefy Park, affatto, ricordo sì qualche faccia delinquenziale che gravitava intorno al biliardo, eppure rivederlo in ‘sta condizione azzimata, distrutta, è un duro colpo sulla nuca proprio per i ricordi. Quindici anni fa ci andavi da sgarzillo e adesso… adesso vetri rotti e neon che penzolano.
Parafrasare la condizione dello Stefy Park alla città sarebbe facile e scontato… ma purtroppo sono proprio le cose fragili, facili e scontate che vanno per la maggiore, al mondo.
Si spera solo che lo Stefy venga riattivato o spazzato via una volta per tutte, un estremo o l’altro, fargli piantare le radici e trasformarlo nell’ennesimo spazio fantasma di una città sotto sedativi sarebbe un ulteriore schiaffo in faccia.
Vabbè che siamo abituati, noi tarantini, agli schiaffi.
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