Com’è il viaggio in pullman verso Nord di un tarantino fuorisede?
Nessun terrone fuorisede è sfuggito al viaggio in Marozzi. A tutti è capitato, almeno una volta, di affondare le chiappe su quei sedili scomodi e improbabili. Ti racconto il mio ritorno surreale.
E anche sto trimestre milanese è andato affanculo. Avast’, basta. 4 esami, media lurida, sociologi papponi che per dire un concetto spiegabile con un sorriso utilizzano dodici righe SENZA PUNTO A CAPO. Leggetevi Bourdieu, che per ribadire come i riti sociali tipo prima comunione o luna di miele o addio al celibato siano sinonimo di fascismo si comporta su carta come si comporta un calciatore stuffuso innamorato del pallone: circense, tenta il doppiopasso, protegge la palla e la perde. Colpi di classe effimeri e fini a se stessi, che fan perdere il match. Ecco Bourdieu, signori: un numero 10 fasullo, lezioso e da cavargli i denti con tenaglie pappagallo.
Siamo agli sgoccioli di dicembre e tocca scendere a Taranto. Siccome il dinero manca mi sfango la trasferta ultrà working class Hero in pullman, 13 ore con le ginocchia sodomizzate contro sedili scamosciati duri.
L’isolotto di cemento di Lambrate è ricoperto di pugliesi e lucani e sembra un formicaio calpestato da un anfibio. Corpi che si incazzano, seguono le luci dei pullman, sbavano, inglobano focacce, appena vedono una merdina di autobus è come se avessero visto la madonna e si fiondano addosso assetati di piazzare il bagaglio, manco controllano se si tratti dell’autobus giusto che fiuuuut, s’involano verso lo sportello laterale che si apre dal basso all’alto.
Che spettacolo!
Siamo così tanti che ci hanno accorpato in base alle destinazioni finali. Che so, invece del canonico MILANO-LECCE con fermate a Parma, Grottaminarda, Chieti e Buffoluto è un diretto fino ai vari Taranto, Bari, Barletta, Laterza, Matera eccetra. Individuo il mio pullman, le indicazioni dei timonieri sono che “voi di Taranto sciat’ dal posto 200 fino al 260!”
Inchiano sul pullman.
L’autista è un cazzoduro del barese
L’autista nostro è un cazzoduro del barese che fuma sigari e ci dice “che stat’affà aqquaje ao nord per una seicento euro d’cchiu, giù si sta meglio! Che vi conviene sul serio, alla fin fine?”
Auz, il Boss tiene ragione? Mah.
Avanti a me seduta ci sta una moretta che cento su cento è una scrittrice che si scrive passo passo tutto quello che si fa in giro; da come si muove il conducente alla comodità del pullman. Sarà l’incipit del suo nuovo fenomenale romanzo per la casa editrice ginosina AA “Agnidd’ Arrustut”.
Una situazione come questa comporta l’ascolto involontario dei cazzi degli altri passeggeri.
Un mustang se la tira sul prezzo per la ristrutturazione dell’appartamento in via Leonida nel ghetto tarantino del quartiere trekarrareh brotha e un altro dice che l’Indiana vuole la macchina, l’Opel, e quindi bisogna aggiustare il danno sennò sono cazzi, Nino, va portata DI CORSA dal carrozziere!
Partenza: 21.38
Si parte alle 21.38 con otto minuti di ritardo. Ah no la scrittrice si rivela una banale malata di facebook che si flesha per i mi piace. No ma è malata ragà. Controlla e ricontrolla le note, le bozze, così fa, ricerca la perfezione prosaica per una manciata di commenti. Una virgola lì, una battuta qui, due cazzate così, aggiungiamo un aneddoto simpatico e si sboccia coi likes. Giusto così.
Fin’a mo’ nessuno che s’azzitta al mio fianco.
“Ue’ giovane che m’aiuti a sckaffare la borsetta mia che tu sì irt’ e io non c’arrivo!”
Sei vecchia, senza denti e con delle rughe che sembrano crepe in un castello medievale ed è per questo che t’aiuterò, signora.
“Cinquand’anni che sto a Milano e angora non mi sono imparata a prenotare l’aereo, per scendere a Tarde!” mi fa la vecchia.
Continuo a sperare che il mio spazio vitale non diminuisca.
Oltrepassiamo Rogoredo senza fermarci, dritti in autostrada.
“SIGNORI BELLI!” gracchia al microfono l’autista “FAREMO UN DIRETTO TARANTO-MILANO, PER CHI DI VOI NON L’AVEVA CAPITO!”
Pullman stracarico di Potere terrone
A ‘sto giro me ne sto liscio e largo. Aaaaaaah che goduria! Mi è andata di lusso! Niente gambe intabarrate fisse a 90! Goduria! Orgasmo plurimo!
Si vede che è un Pullman’S stracarico di Potere Terrone. Focacce sfoderate come spade celtiche. Risate. Catenine dorate e rosari e vecchie che pur vivendo da dieci lustri in Lombardia parlano ancora uno stretto tarantino dell’isola vecchia. Stagnola che si accartoccia a flusso continuo. SCRATCH SGNACK CRRRRSHHHH mandibole che sgnaccherano e godono e sclick sclock.
Non so per che ora arriveremo. Boh. Dice dodici ore precise. ‘ngule, l’anno scorso facemmo tipo le 6,30. Madò tutti con le cuffie e mo’ con chi cazzo me la canto e me la suono?
E incredibile ma vero, becchi sempre le persone appartenenti ad universi passati paralleli della tua esistenza. Trippo, Peppo Trippo, un compare di Piazza della Vittoria, angolo nord, zona oscura e punkabbestia dello struscio borghese tarantino. C’ha degli occhi azzurri, Trippo, e aveva -ai tempi della Plaza Family- una mano tosta; disegnava con gli spray robe di qualità. Becchi pure Mau della vecchia 113 asterisco crew, primo esperimento collettivo di graffiti nella Taranto postmoderna. Tutti e due fissi a Milano, i gonzi. Tutti e due alla ricerca di fortuna lontani dalle mura greche.
Fa una nebbia colossale. I fari delle auto illuminano la muraglia gassosa e ne esce una polverina solida, buchi di spillo pulviscolari, folate di deodorante. Chiaro? No che sennò sforno un’altra metafora e vi arrapo ancora di più. Io inizio ad avere sonno. Occhi stanchi. Mi godo la posizione privilegiata, avere un sedile vacante non è da chicchessia. Chicchessia? Manco Alvaro Vitali. Totò. Giovanni Verga.
Prima sosta: autogrill Sarni
Prima sosta in un tetro autogrill Sarni in terra padana. Fuck Padania! Ci sta quello che dovrebbe essere un riflettore da stadio e che DOVREBBE illuminare il parcheggio, ma c’è così tanta nebbia che pare tutt’al più un UFO da Area 51.
Nebbia collusa col freddo. Meno due gradi e mattoni gassosi a nascondere la visuale, ecco di che stiamo parlando. Ogni tanto sbuca un’Alfa Romeo sicuro come la morte carica di killer a domicilio e tonnellate di colla da smerciare nelle città fighette ed ignare del dolore come Parma, Ravenna, Ascoli. Grosseto, Siena.
Check up delle falde urinarie, bagnetto pulito, fumatori nevrotici. M’incanto guardando la pompa di benzina vuooooooota.
Marche
Metauro Ovest. Marche. Fa più freddo che nella padana. Booooooh. Il pullmaner notturno campa abbestia coi Loacker. Sì, mattoncini di droga al latte, chiaro. Non sono pesanti, ti imbottiscono di zuccheri e abbassano la soglia di diarrea fulminante, un problema scabroso in ogni situazione figuratevi in pullman. Si viaggia e non è che stia facendo chissà quali pensieri alti… dicono che il viaggio stimoli la fantasia eccetera che i pensatori totali creino in ‘ste condizioni ma non penso sia vero.
La stanchezza fisica e il poggiatesta che puzza di sigaretta non ti permettono di filosofeggiare o di pensare al tuo futuro. Inoltre, dopo le prime quattro cinque ore di viaggio, solidarizzi mentalmente con le lepri che si ritrovano una tagliola appesa alle zampe. Cazzo c’avrò pure il poggiatesta libero e posso sdraiarmi ma un lungagnone com’ammè al capolinea scende gli scalini che si è metamorfizzato in un nano di David Lynch.
Principi di cambiamento
Mi ritrovo a pensare che la mia vita al momento è davanti ad una apertura illuminante alla Ryan Giggs. Una di quelle fasi in cui si può cambiare o comunque c’è un principi di cambiamento. Si vabbè. No sul serio. Un po’ come a Holden che non sa che pesci pigliare. Leone di Lernia gli avrebbe detto di scoparsi il mare, a Holden. Che problema hai, Caulfield?
Scopati la puttana e bevici su. Cazzo no? È così sensato? Quella l’avevi anche fatta bagnare con i tuoi discorsi adolescenziali Esistenzialisti.
Insomma son a metà tra Giggsy e Holden. Che culo. So che sta iniziando una fase innovativa e allora come sempre in ‘ste occasioni non riesci a mettere bene a fuoco il nucleo centrale, tendi ad osservare con curiosità l’accumulo di energia e caos che si crea attorno al nucleo. Booooooh sono le 2,42 e qui dormono in tanti, qualche folle sta ascoltando Cobain. I am worst at what I do best… and for this gift, I feel blessed.
Sonno… crampi allo stomaco…
Scatto foto ai led del pullman’s, all’orologio rosso satanico fluorescente, scartavetro le palle in attesa di capire a che punto siamo e BIM BUM BAM il sonno mi coglie alla sprovvista.
Il risveglio nel foggiano
Mi risveglio nel foggiano, roba di Lucera, cazzo ne so.
Terre rosse bruciate, olivi… Welcome to Puglia, Suckers! Il cielo qui è più alto. Non so perché ma va così.
L’abbiocco mi riabbraccia finché…
“NAAAH, VEDIT’V ‘U MAR… OTR’ CA’ LA PADANIA! VEDI IL MARE QUANT’E’ BEEEELLOOOO… ‘SPIR’ TAND’ SENTIMENTOOOOO!”
Finalmente Tarde
L’autista di sua iniziativa prende e canta mentre solchiamo da vincitori la sopraelevata che ti lascia di stucco davanti al ponte di Pietra della città vecchia, la Fincantieri svaccata e l’ILVA che sbocca odio e benzo(a)pirene a flusso continuo.
Incastrati, disossati, corrosi da tredici ore in una scatola senza buchi facciamo stretching e, con le gambe che tremano, varchiamo i tre gradoni del Pullman’S. Si crea una mezza rissa intorno ai bagagli, calca umana da Heysel, ma come un piranha affamato mi districo e recupero il maltolto.
Sgamo attan’m con la sua Nissan Scheggia Impazzita Micra e ci salutiamo alla come viene.
Prima di salire, getto un’occhiata disillusa al panorama. Cielo azzurro distruttivo, mare e fabbriche. Un parcheggiatore abusivo estorce la sua dose di centesimi quotidiana. Ragazzi senza casco ridono in sella ai loro destrieri scarburati. Un trerruote carico di cozze sorpassa un autobus AMAT e quasi si chianta contro una Mytho.
L’odore di sale e combustione ti strappa di dosso anche l’ultima esalazione di aria meneghina.
Bentornati, bastardi, sembra dirci la città… bentornati, figli miei, sembra dirci la città.
Si capisce che sei in Puglia quando il cielo si alza e la terra si abbassa e sono come due binari posti su livelli diversi.
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