5 motivi per cui adorare le clementine del Golfo di Taranto
Antonio Caso ha sottoposto alla nostra attenzione un interessante articolo sulle clementine che noi ti riproponiamo.
La clementina, conosciuta anche come mandarancio o mandarinosanguigno pare sia, appunto, un ibrido tra l’arancia (probabilmente arancio amaro) e mandarino. Il suo nome, qualunque sia la sua origine, è piuttosto emblematico. Sembra, infatti, che le prime piante di questa varietà siano autoctone dell’Algeria, frutto di un casuale incrocio degli anni ’40 del Novecento effettuato da padre Clément Rodier nei pressi Orano, nel convento di Missergin.
Altre fonti raccontano, invece, di un intervento ben preciso messo in atto, però, nei primi anni del secolo scorso da un tale Pierre Clément. Probabilmente in realtà il frutto è più antico e, come la quasi totalità degli agrumi, proveniente dall’estremo Oriente. Giappone o Cina, quindi, ma il religioso algerino potrebbero essere stato il primo ad introdurlo effettivamente nel bacino del Mediterraneo. Dal momento che le caratteristiche di questa nuova specie di Citrus rimanevano pressoché inalterate nel corso del tempo, dalla metà del secolo questi agrumi furono stabilmente posti sul mercato fino a diventare, negli ultimi decenni, il frutto più venduto dopo le arance.
1. Il perfetto connubio tra l’agro e il dolce
L’albero è simile a quello del mandarino, ma, più suscettibile agli sbalzi climatici, fiorisce e fruttifica in maniera più irregolare con una sola raccolta annuale tra novembre e gennaio. La clementina, invece, è sì la sintesi dei suoi progenitori, ma con caratteristiche proprie. Se il gusto è simile a quello dell’arancia, infatti, con un perfetto connubio tra l’agro e il dolce, la polpa è di un colore più intenso rispetto a quella del mandarino, mentre la forma è sempre ben rotonda.
2. In Puglia è il prodotto tipico della tradizione familiare
Come il mandarino che, introdotto in Europa nella prima metà dell’800 si acclimatò molto bene in Sicilia (soprattutto la varietà Avana), dalla sua introduzione anche la clementina ha prediletto il Mediterraneo con estese piantagioni nei paesi del Maghreb come Tunisia, Marocco ed Algeria, in Spagna e in Italia tra Sicilia, Puglia e Calabria (in queste ultime due è prodotto a marchio IGP). Qui è diventato in pochissimo tempo prodotto tipico della tradizione familiare, usato nelle feste e ritenuto detentore di grandi poteri curativi contro le intossicazioni.
Il frutto è presente anche negli Stati Uniti e si è affermato a partire dagli anni ’80 dopo che un rigidissimo inverno aveva spazzato via la produzione degli aranceti della Florida. Di solito il frutto è consumato fresco visto anche l’alto tasso di vitamina C tipico degli agrumi e la minore acidità rispetto all’arancia, ma è usato anche in altri modi. Marmellate, succhi, sorbetti, ma anche, in campo cosmetico, lozioni tonificanti e maschere di bellezza trovano nella clementina il loro ingrediente principale.
3. La clementina del Golfo di Taranto e le caratteristiche organolettiche
Una speciale varietà di clementina (a marchio IGP) è presente anche nella nostra regione: la Clementina del Golfo di Taranto. Il territorio della provincia jonica occidentale che si affaccia sul golfo ha un clima caldo, soleggiato e poco soggetto all’umidità grazie al vento di mare, eccezionale per la crescita e la maturazione della Clementina che le attribuisce un aroma simile a quello del mandarino, intenso e persistente e delle importanti caratteristiche organolettiche.
L’agrumicoltura tarantina è nata nel secondo dopoguerra e si è sviluppata in pochi anni fino ad arrivare a circa 20 aziende con una produzione annua di circa 20.000 piante. Palagiano soprattutto (chiamata anche la “Città delle clementine”), ma anche Statte, Massafra, Palagianello, Castellaneta e Ginosa in una linea lungo la Terra delle Gravine Joniche che si distende fino al confine con la Lucania, hanno, anni fa, dato vita al CAT, Consorzio Agrumicoltori Tarantini.
Le piante sono coltivate con la tecnica “a globo”, usata anche per gli olivi per formare una chioma chiusa che protegga il fusto e le branche primarie dall’eccessiva insolazione, sono irrigate tutto l’anno con la tecnica a goccia o a zampillo e la raccolta viene effettuata rigorosamente a mano tra settembre e dicembre; sono ammessi solo frutti dal contenuto minimo del 40% di succo in relazione al peso. Lievemente schiacciati ai poli sono particolarmente dolci ed, in gran parte, senza semi: il più sfortunato potrebbe trovarne tre.
4. La tradizione che ravviva le tavole dei tarantini e non solo
Dal 1992, la Clementina del Golfo di Taranto è prodotto regionale a marchio IGP per cui su almeno il 90% dei frutti confezionati viene posto il logo della denominazione. Nel periodo natalizio, una tradizione ravviva inoltre le tavole degli abitanti di queste terre: la sua buccia liscia o rugosa viene per tradizione adoperata per coprire i numeri delle cartelle della tombola! A Palagiano, inoltre, si tiene ogni anno la sagra del mandarino e dai primi anni ’90 questa due giorni organizzata dalla locale Pro Loco e patrocinata dal Comune invita tutti a conoscere il dolce sapore dei frutti jonici. In quest’area, peraltro, importante è anche la produzione delle arance cosiddette “Naveline”, con particolari caratteristiche.
5. La marcia in più
Queste arance ioniche, infatti, sono di forma sferica e hanno la buccia di colore giallo-arancio tendente al rosso. Il frutto è privo di semi e la sua maturazione è piuttosto precoce tanto da consentire la raccolta sulle coste del golfo sin dalla fine di ottobre tenendo presente che può mantenersi sulla pianta sino al mese di marzo dell’anno successivo. Una coltivazione diffusa nello splendido scenario delle Murge che ci rimanda ad una scelta passata non troppo antica, ma estremamente emblematica.
Quella scelta puntò sull’innovazione, sull’apertura a quella sponda sud del Mediterraneo considerata troppo spesso altro da noi, ma anche sul mantenimento di una tradizione agricola che può essere la carta vincente per la città di Taranto. Un territorio che nel suo golfo porta un simbolo di come si sappia rinnovare se stesso in maniera naturale e perfettamente ecosostenibile. Aprirsi alla sponda sud, al Mediterraneo e al mondo, quindi, mantenendo quella specificità e quelle tradizioni che fanno parte del nostro patrimonio culturale e che con le Clementine sono inebriate da un profumo in più.
Scritto da Antonio Caso per CosmoPolisMedia > http://www.cosmopolismedia.it/categoria/99-saperi-spaori/11000-clementine-un-rinnovato-profumo-d-antico.html
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