L’impepata di cozze è il piatto tipico di Bruges, in Belgio. E c’è pure il panzerotto!

Quando pensavo che l’impepata di cozze ce l’abbiamo solo noi a Taranto, ecco piombare sulla mia testa l’amara verità che altro non è che il piatto tipico di Bruges, in Belgio. Ci sono stata, a Bruges, e le ho mangiate le cozze. Ti racconto la mia esperienza.

Questa storia inizia con me che sto discutendo, a mensa, con i colleghi che vengono da fuori Taranto, da altre aree della Puglia, su cosa sia bello e cosa sia brutto nella nostra città.

Allora io dico che il mare è splendido, se non consideriamo che anni di noncuranza hanno negato qualunque possibilità di sviluppo delle infrastrutture ad esso correlate. E quelli mi dicono che sì, vabbè, è bello, ma è bello in tutta la Puglia. Io ribatto che la città intera è un museo a cielo aperto, sotto i nostri piedi ci sono reperti incredibili, e il MarTa è un esempio straordinario di esperienza museale. E quelli rispondono che però queste ricchezze non le sappiamo mettere a frutto adeguatamente. E io dico che però la città vecchia è bellissima, con i suoi vicoli e la sua gente che ha sempre voglia di indicarti la strada e scambiare due chiacchiere. E i colleghi rispondono che nelle altre città pugliesi il centro storico è manutenuto e vissuto molto più che qui.

Impepata di cozze: Taranto VS Bruges

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Quindi sfodero l’ultima arma possibile e dico che l’impepata di cozze non ha eguali, è unica nel suo genere, nella sua semplicità e succosità, e gioisco in silenzio pensando di averli battuti. E qui il più ostico di tutti mi risponde: “Ma perché, non lo sai che l’impepata di cozze è il piatto tipico di Bruges?” Io dico di no, e lui insiste: “Le cozze di Bruges sono favolose, e la loro ricetta è buonissima. Non parlare finché non l’avrai provata.”

Era l’inizio di Maggio, e io non ho digerito questa frase. Quindi ho stabilito un preciso obiettivo ed una esatta pianificazione degli eventi per raggiungere il mio scopo: provare l’impepata di Bruges. Il ponte del 2 Giugno mi ha servito su un piatto d’argento la pentola, preparandomi allo scoperchiamento della verità: chi vince, Taranto o Bruges?

Chi vince: Taranto o Bruges?

Quando ho comunicato il tutto ad amici e parenti, ho ricevuto molti messaggi di sostegno, e tanti altri di premura: Roberta, non andarci, la verità può essere dura da ingoiare. Roberta, devi andarci, sarai la nuova eroina dei due mari. Roberta, lascia perdere, lì c’hanno le strade comode e sicuramente le cozze gli arrivano fresche-fresche. Roberta, devi farlo per l’onore di un popolo intero che ti chiede verità.

Mio padre e mia madre hanno cercato di dissuadermi, sapendo che, se avessi davvero scoperto che l’unicità delle cozze tarantine era una realtà solo nella mia mente, avrei avuto un dolore più grande di quando ho scoperto che Nick dei Backstreet Boys non sarebbe diventato mio marito, mai. Il mio compagno, per amore e curiosità, ha deciso di accompagnarmi in questo duro viaggio alla ricerca della verità nutrizionale.

Cozze tarantine

Cozze tarantine

Cozze belghe

Cozze belghe

Il pomeriggio presto del 3 Giugno mi sono imbarcata in questa avventura. Avevo con me un santino di S. Cataldo, una bandiera del Taranto come sciarpa, i miei orecchini ricavati da gusci di cozze, e le scarpe ricamate di speranza.

L’avventura delle cozze in Belgio

Arrivata in Belgio, fra un mitra e un controllo, ho ritirato immediatamente l’auto che avevo prenotato, per poter percorrere il più velocemente possibile la distanza che si frapponeva tra me e la fraudolenza della ricetta belga. Mario, il mio compagno, ha presentato una patente la cui scadenza era illeggibile, per cui la responsabilità e l’onore della strada del riscatto della cozza tarantina sono stati adagiati sulle mie spalle di guidatrice inesperta. E io ho deciso di fare il mio dovere: pestando sull’acceleratore, in un’ora sono arrivata a destinazione.

Bruges è una città bellissima, non lo nego, e io ho pernottato in un classico ostello della gioventù con pub al piano terra e stanze al piano di sopra, ma appena arrivata ho capito che qualcosa non andava: nel menù birre e nel piano di degustazione non era inclusa la Raffo. Ora, io lo so che la birra belga è molto rinomata, ma vuoi mettere la freschezza di una Raffo appena tirata fuori dal frigo, con una banale birra di abbazia prodotta dai monaci francofoni?

La birra dei due mari

La birra dei due mari

Anyway, il tempo stringeva, perché avevo un unico giorno per le mie investigazioni, e quindi ho iniziato immediatamente a tentare l’identificazione del locale per la cena. Ora vi dico una cosa: se a Taranto la maggior parte della gente nel fine settimana non esce prima delle 23, a Bruges decisamente non è così. Sarà perché la cozza sullo stomaco alle 23:40 non è il massimo, ma se a Bruges andate a cercare un locale per mangiare oltre le 20:30 vi guarderanno come se foste degli alieni. I negozi, i supermercati, e tutti gli esercizi commerciali chiudono alle 19 al massimo. Di conseguenza, la città si svuota, anche perché il meteo non accompagna i passeggiatori.

L’impepata di cozze a Bruges costa almeno 19 euro. Siete seri?

Dunque, quello che mi sono imposta di fare è stata una rapida analisi di mercato, passando in rassegna le principali vie della cittadina, partendo dalla piazza centrale, e analizzando i menu esposti all’esterno di ogni singolo ristorante, esclusi ovviamente i venditori di Kebab, il Mc Donald’s e i fast food locali. I menu non tradivano dubbi: l’impepata di cozze a Bruges costa almeno 18,90 Euro. Diciotto euro e novanta di scarsa succosità e faccia poco invitante rispetto alle nostre cozze allattimate, che ci guardano dal Mar Piccolo quando percorriamo il Punta Penna e ci sorridono dal piatto in qualunque ristorante di città vecchia.

Dieci più otto più novanta centesimi di euro per una copia rifalda di una prelibatezza infarcita di mercurio e diossina che le donano il suo colorito arancio tenue e dotata della morbidezza e tenerezza di un cucciolo tutto da gustare. E allora ho mandato un sms all’ostico collega: “Caro mio, questi avranno anche le cozze, ma il sapore e l’economicità del piatto a casa nostra restano uniche!”

Ho capito che la mia missione era finita lì, e, dietro un invito piuttosto pressante di Mario, ho stabilito che il viaggio era al giro di boa. Non avremmo più cercato impepate di cozze, ma avremmo invece utilizzato il restante giorno di viaggio per assaporare un po’ delle loro boriose e snob birre d’abbazia, che con la Raffo a 90 centesimi in riva al mare a guardar le stelle comunque non hanno niente a che fare.

E c’è pure il panzerotto!

Mentre passeggiavo elaborando l’itinerario per il giorno seguente, arrivati nella piazza principale, una rivelazione drammatica della quale ho deciso di regalarvi una diapositiva: questi belgi non solo pretendono di sostenere che l’impepata di cozze sia una loro specialità, ma si arrogano anche il diritto di dichiarare a gran voce, per iscritto e attraverso l’iconografia, che un loro pasto tipico è il panzerotto fritto – fra l’altro alla modica cifra di 4 euro e 20 centesimi. Ma poi quei 20 centesimi a cosa equivalgono? All’olio usato?

Panzerotto belga

Panzerotto belga

Panzerotto tarantino

Panzerotto tarantino

E no, eh? Lo faccio per tutti i Damiano king of polletts, per tutti i Tonino Ci t’ha muert che si stanno rigirando nella tomba, per tutti i tarantini espatriati, per le ambasciate tarantine a Milano, per i dolori del giovane stomacuso tarantino: io il panzerotto e le cozze a Bruges non li mangio, e neanche in qualunque altra zona del Belgio! Ci vuole rispetto, ci vuole asservimento, quando la supremazia del sapore e della convenienza della cozza e della frittura joniche è così palese. Mi dispiace, collega, hai toppato.

Questo viaggio ha solo ribadito ai miei occhi, alle mie papille gustative e al mio portafogli che non c’è paragone fra il mangiare l’impepata di cozze a Taranto, al ristorante, in trattoria, a casa della mamma o della nonna di turno, e il mangiarla in qualunque altro posto del mondo. Me ne torno in ostello, a difendere la mia virtus tarantina dagli attacchi esteri.

Allora ho fatto così: sabato, ho scarrozzato Mario per abbazie, a degustare le birre che il suo sopraffino palato di bevitore ha preferito alla Raffo ghiacciata, mentre io, per virtù e per onore, non ne ho assaggiato neanche un sorso. E la sera sono andata a dormire in aeroporto, per partire al mattino molto presto. Atterrata a Bari, ho pestato di nuovo sull’acceleratore, e a mezzogiorno mi sono presentata davanti al mio ristorante preferito di Taranto vecchia, già aperto, ho chiesto di farci accomodare, e ho concluso la mia missione belga.

Così: “Per prima cosa, due impepate di cozze. Il resto, si vedrà.”

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