Aprono una sartoria in Africa: la storia di due amiche pugliesi

Mariangela e Mariacristina, che tutti ormai chiamano Cristina, sono pugliesi, una di Taranto e l’altra di Spinazzola. Hanno deciso di aprire una sartoria in Africa. Ti racconto la loro storia emozionante.

Ci sono storie che lasciano indifferenti, altre che emozionano e commuovono. Storie che dovrebbero essere lette o ascoltate ogni giorno, che dovrebbero intasare le pagine dei quotidiani e i servizi dei telegiornali. Storie che rendono più umani, più tolleranti e ti strappano un sorriso e anche di più. E’ il caso di Mariangela e Cristina, che dalla Puglia – l’una da Taranto e l’altra da Spinazzola – sono approdate in Africa, precisamente a N’demban, villaggio del Gambia, per avviare una sartoria.

Sono amiche da 10 anni, entrambe 31enni determinate con esperienza nel campo della moda e del volontariato. L’interesse nei confronti dell’ ‘altro’ le ha portate nella loro vita ad organizzare serate per favorire l’integrazione degli immigrati, attraverso musica, cucina e spettacoli di vario genere. Da questo impegno, è nata insieme ad altri ragazzi provenienti da diversi posti del mondo l’Associazione culturale di cui Mariangela è vice presidente: Jahspora R-Evolution.

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Nel 2013 con un gruppo di giovani dell’Associazione culturale “Heart Made”, che opera nel territorio del Gambia, Mariangela parte alla scoperta di questo luogo. E’ quel viaggio a dare il via a tutto, inconsapevolmente. Rientrata in Italia, Mariangela porta con sé dei particolari tessuti africani, detti WaX, con dei colori talmente belli da non poter lasciare indifferenti. Da quel momento, insieme a Cristina, nel salotto di casa le due iniziano a dar vita ai primi capi e al progetto MaCrì.

“A volte ci capitava di cucire anche a lume di candela – raccontano -; avevamo creato il nostro piccolo hobby che ci dava soddisfazione dopo una giornata di lavoro. L’anno successivo abbiamo deciso di proporre all’associazione Heart Made la nostra idea: quella di costruire nel territorio che loro gestiscono, precisamente nel villaggio di N’Demban, il nostro laboratorio.”

14 novembre 2015

Il 14 novembre del 2015 Mariangela e Cristina, in compagnia dei responsabili di Heart Made, fanno i bagagli: pochi abiti, tanto materiale e una voglia di fare incontenibile.

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Il villaggio che le ospita è piccolo e si trova all’interno della foresta, bagnato dal fiume Gambia, dove manca luce elettrica, acqua corrente e tutti i comfort ai quale siamo abituati. Nonostante le difficoltà evidenti, gli abitanti del posto fanno sentire le due giovani amiche a casa, offrendo loro disponibilità e tanti insegnamenti.

“Si tratta di un villaggio di pescatori, agricoltori e altri semplici mestieri – spiegano Mariangela e Cristina -, dove cristiani e musulmani convivono in perfetta armonia rispettandosi reciprocamente a differenza di ciò che vogliono farci credere. Vige la serenità, la spensieratezza e lo stress è solo un ricordo lontano.”

“Dopo aver finito la costruzione del laboratorio – aggiungono – siamo partite con i corsi che si tenevano al mattino con le donne del luogo. Inizialmente abbiamo proseguito con piccoli esercizi manuali e successivamente, con l’arrivo delle macchine da cucire, abbiamo iniziato a creare i primi capi.”

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“E’ stato bello vedere negli occhi delle donne che ci hanno seguito l’emozione nel terminare i capi – sottolinea Cristina -, nonostante le difficoltà di comunicazione e di spiegare determinati concetti come quello del centimetro. Sono stati mesi difficili e appassionanti allo stesso tempo, ogni giorno abbiamo collezionato una piccola vittoria per noi e per loro.”

Qual è l’obiettivo di questa esperienza?

“Il nostro obiettivo è quello di costruire attraverso i capi realizzati un ponte solidale tra Italia e Africa, creando una linea di abbigliamento equosolidale che mixi i coloratissimi tessuti wax africani in 100% cotone a quelli italiani, far conoscere la nostra antica arte sartoriale con l’augurio di creare nuovi posti di lavoro in modo da non far più abbandonare dalla popolazione africana la propria terra in cerca di un futuro improbabile in Europa e mettendo a rischio la propria vita. Ecco sì, vogliamo rendere le donne africane autonome e ricompensarle nella loro terra.”

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“Il ricavato ottenuto dalla vendita dei capi verrà reinvestito  nell’acquisto di nuove macchine da cucire e la spedizione di un container. Il corso, nel frattempo, riprenderà il prossimo anno perché ora siamo in Italia ad occuparci della vendita dei capi e della promozione del progetto.”

“Ci auguriamo – concludono Mariangela e Cristina – che almeno gli “africani” a noi vicini capiscano che il paradiso non è a Lampedusa, che il paradiso ce l’hanno a portata di mano; basta impegnarsi in qualcosa e crederci.”

Non resta che ringraziare queste due giovani amiche che, con la loro storia, ci hanno fatto sognare.

Abaraka! (Grazie in gambiano.)

Per seguirle, aiutarle nel progetto e metterti in contatto con loro cercale su Facebook come ‘MaCrì’, oppure scrivi a macri.fashion@gmail.com.

Marianagela e Cristina raccolgono pure materiale da sartoria, dallo spillo ai tessuti soprattutto in cotone.

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