Il Natale per il tarantino fuorisede
A Natale i tarantini fuorisede “scendono”. Scendono perché non potrebbero fare altrimenti.
A Natale c’è chi resta e c’è chi torna, a Taranto. Tornano i tarantini fuorisede, gli “esiliati” li chiamo io, che – stanchi di vivere gomito a gomito con una città i cui ideali pare che a volte giacciano nella spazzatura – scendono nella profonda terronia soprattutto per le feste. Perché il Natale è tradizione, famiglia, riti e abitudini a cui è vietato abdicare.
Il Natale per il tarantino fuorisede è tavolate luculliane e stomaci satolli. Il Natale è polpette della mamma, pasta al forno, sannacchiudere, pettole. E’ dire: l’olio lo salgo, i boccacci pure. Il Natale è sentirsi dire che sei sciupato.
Il Natale per il tarantino fuorisede è abbracciare gli amici di una vita, ritrovarsi nei soliti pub del centro – che durante le feste si animano come mai nel corso dell’anno – e parlare di come va la vita al Nord, come si sta senza la cucina pugliese e con tutte le prelibatezze Made in sud. Che poi, gira e rigira, si finisce puntualmente per parlare di cibo. Perché tanto si sa, se ho 10 euro in saccoccia li spendo in una puccia come Dio comanda.
Il Natale per il tarantino fuorisede è affacciarsi dalla ringhiera del Lungomare, gettare lo sguardo sulle ciminiere infuocate e lamentarsi dell’Ilva, vomitare difficoltà e disagi che albergano in un’anima che è stata costretta ad allontanarsi da Taranto per sbarcare il lunario, cazzonesò, a Milano, a Roma o che dir si voglia.
Il Natale per il tarantino fuorisede sono le tombolate e le bische clandestine a casa di parenti e amici. E’ la passeggiata sulla litoranea, “che poi chissà quando lo rivedo il mio mare.” E’ la sigaretta e l’espressino con la migliore amica per gli aggiornamenti dell’ultima ora. Le chiacchiere e i pettegolezzi su chi sta con chi, sulla precarietà, sulle storie d’amore naufragate e su quelle appena sbocciate.
Il Natale per il tarantino fuorisede è rigenerare lo spirito, oltre che lo stomaco s’intende, e dire: “In fondo, su, non si sta tanto male ma giù si sta meglio.”
Il Natale è il parcheggiatore abusivo con i denti consumati dalla droga, è la tiritera del “Capo 50 centesimi”, è il branco delle signore alto borghesi che si atteggiano di fronte al Carmine – Prada e Vuitton alla mano – a dispetto di uno stuolo terrificante di saracinesche abbassate.
Il Natale per il tarantino che torna è rischiare cadute rocambolesche sui crateri che aggrediscono strade e marciapiedi, e affermare comunque: “Quando la aggiustano sta città, anche se cazzo quant’è bella.”
Qualunque cosa sia, il Natale, è uno stato d’animo. L’inizio dei buoni propositi, la fine dei cattivi. E comunque vogliate passarlo, tanti auguri!
Photo credits: www.casadolcecasa.com/it/ (img in evidenza) – ricette.giallozafferano.it/Panettone.html (img interna)
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