Decreto ILVA: lettera di una tarantina a Matteo Renzi

Alla luce dell’ennesimo decreto Salva ILVA, ho scritto una sentita lettera al premier Renzi.

Caro Matteo,
sono una cittadina di Taranto. Una di quelle che a 18 anni ha fatto i bagagli e si è trasferita a Firenze. Già, Firenze, la città che tanto decanti, di cui ti rendi fiero portavoce e che hai amministrato per 5 lunghi anni. C’ero a Firenze il giorno in cui, a gran voce, sei stato eletto. Il giorno in cui trionfante hai occupato il trono nel Palazzo della Signoria. C’ero a Firenze quando hai pedonalizzato la zona del Duomo e quando hai inaugurato la linea 1 della tramvia.

C’ero a Firenze quando hai blindato il centro storico condannando decine di attività a chiudere i battenti. C’ero a Firenze quando pensavo che proprio lì, la tua città Matteo, avrei sbarcato il lunario. Eppure oggi sono qui, a Taranto. In pianta stabile. Sono tornata, perché volevo e perché dovevo. Sono tornata perché, come ho detto più volte, Taranto ha bisogno di me ed io di lei. Quindi, Matteo, stammi a sentire. Ti dirò due, tre cose su Taranto che probabilmente ti sono sfuggite quando hai provato, malamente, a sviscerare il problema “Ilva”.

Taranto, dopo lunghi anni trascorsi nel torpore più totale, si è svegliata. Si è svegliata da un sonno che è durato oltre 50 anni e oggi, più che mai, ha bisogno di gente che torni. Ha bisogno, caro Matteo, di gente che lotti per lei e che la ami. Perché Taranto va coccolata, valorizzata. Merita una rinascita che sia una, ma concreta. Non ha bisogno di essere maltrattata oltremodo. Non ha bisogno di essere messa in ginocchio dai fumi dell’acciaieria. O sventrata nel profondo dalla morte di grandi e piccini. Non ha bisogno di gente che emigra, ha bisogno di gente che resta, di presenze a cui siano garantite delle opportunità.

Tu, caro Matteo, li faresti vivere i tuoi figli tumulati in casa con le finestre serrate e l’odore nauseabondo di gas che squarcia i polmoni? Li faresti vivere i tuoi figli, Matteo, all’ombra delle polveri sottili? Ti costringeresti ad osservarli consumarsi giorno dopo giorno?

Io penso di no Matteo e per capire Taranto, a Taranto ci devi vivere, devi calpestare le strade e i marciapiedi affossati dai crateri, devi respirare l’aria malsana che ci sovrasta. Devi parlare con chi con la merda ha a che fare da tempo immemore. E con la stessa consapevolezza, lasciandoti l’Ilva alle spalle, devi addentrarti nei vicoli della Città vecchia, devi vedere con i tuoi occhi ogni singolo pertugio, anfratto e renderti conto che dietro qualsiasi iniziativa, dietro qualsiasi manifesto affisso sui muri aggrediti dallo smog e dall’inquinamento e qualsiasi attività commerciale che arranca, persiste e brucia la speranza che dalle ceneri Taranto possa risorgere.

Non avremo il Campanile di Giotto, caro Matteo, nemmeno i maestosi giardini di Boboli – pensa, la Villa Peripato, unico polmone verde della città, è diventata un ammasso di erbacce e sculture divelte -, non avremo il David o Ponte Vecchio. Ma abbiamo il Ponte Girevole, il Castello Aragonese, abbiamo il mare – ti pare poco? –  e abbiamo una storia gloriosa, degna di essere tramandata, che tutto merita fuorché l’inadempienza o il lassismo delle istituzioni. Abbiamo pure una carovana di persone che si danno da fare, arrotolano le maniche e scendono in piazza, si ribellano, urlano, rivendicano diritti sacrosanti che i politici incravattati, inadempienti e incompetenti hanno deciso di calpestare.

Perciò, caro Matteo, nonostante oggi il sole splenda su Taranto ti saranno mostrate le ombre di questa città, ti sarà mostrato quel volto che non hai mai voluto vedere perché troppo occupato ad affinare la tua ars oratoria che fa fumo da tutte le parti. Come il fumo che le nostre ciminiere vomitano ogni giorno.

Stefania Ressa

 

Photo credits: Antonio Seprano

1 commento
  1. Claudio
    Claudio dice:

    Renzi è di facile promesse e questoè un ottimo articolo.

    Vorrei però dire due paroline ai miei conterranei che “urlano” per la cittá.
    Taranto è morta. Non risorgerá. Non succederá perchè la mia leva, quella dei giovani, non ha cultura e non ha intenzione di cercarla. Si fanno manifestazioni “perchè è giusto”. Ma siamo solo delle capre. Che sognano ai grandi concerti organizzati da ammazza che piazza vedendo caparezza, per poi lasciare la piazza SPORCA e dopo dire che “sono stati i turisti”. Sono i giovani intervistati la sera nel documentario “in viaggio con Cecilia”, che poi diranno “eh ma quelli erano a Brindisi!1!”; perchè non vi riconoscete voi in quei personaggi? Io vi ho vissuti, bastardi, ed avete distrutto millenni di cultura.

    Taranto è morta, si salvi chi può.

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