Sono stata alla Masseria di Vincenzo Fornaro, un’oasi di speranza a Taranto
Ieri, domenica 22 maggio, sono stata alla Masseria Carmine di Vincenzo Fornaro in occasione della mostra Scatto per l’integrazione. E’ stata una giornata memorabile.
La Masseria Carmine di Vincenzo Fornaro, a Taranto, è forse l’esempio più compiuto della lotta al disastro ambientale, il luogo dove in questi anni sono stati piantati i semi per la riconversione mentale della città. Sì, perché Vincenzo, sensibile a qualunque iniziativa regali speranza e poesia al nostro territorio, è costantemente in prima fila, pronto ad aprire le porte della sua struttura.
Ieri, non a caso, ha ospitato la mostra “Scatto per l’integrazione”: il progetto al quale SeDicoTaranto ha partecipato con entusiasmo, grazie all’idea di Maurizio Greco che ha voluto far avvicinare i ragazzi immigrati ospiti del centro di prima accoglienza, Corpus Domini di Paolo VI, alla fotografia.
Non appena ho varcato il cancello della Masseria Fornaro, a colpirmi è stata l’esplosione di colore delle bouganville che si rincorrono sulla parete bianca, proprio accanto alla stanza dove è stata allestita la mostra, accolta da un banchetto di focacce, dolci e ciambelle preparate con la canapa.
Prima che arrivassero gli ospiti, Vincenzo ci ha portati a gruppi di dieci persone a scoprire i campi che sta curando. Una intuizione importante, la sua, perché dopo essere stato costretto ad abbattere migliaia di pecore piene di diossina, Vincenzo non si è dato per sconfitto e ha deciso di coltivare la canapa, pianta che tra l’altro è in grado di assorbire l’inquinamento.
“Siamo soddisfatti di questo primo anno di semina – mi racconta Vincenzo -, il nostro è stato il progetto con maggiore dotazione finanziaria in occasione di un bando che ha coinvolto Taranto e tra fine settembre e gli inizi di ottobre utilizzeremo parte di questo raccolto per la ristrutturazione di un’imbarcazione che porterà in giro i turisti sul Mar Piccolo.”
Vincenzo suggerisce speranza e nonostante le difficoltà non ha perso il sorriso. L’ho osservato, Vincenzo, ho osservato la sua espressione e il suo spirito positivi, che mi hanno rassicurata. Mi ha pure rassicurata vedere quanta gente, malgrado il richiamo del mare ieri fosse potente, ha partecipato curiosa e attenta all’evento. Mi ha rassicurata osservare le persone che chiedevano incuriosite, che si complimentavano con i ragazzi per le fotografie scattate. Era il loro momento, d’altronde, era la loro giornata.
Il calore e la condivisione reale, spontanea di chi è accorso ha fatto passare il messaggio di come la riconversione passi soprattutto dall’accoglienza dell’altro, che è ricchezza e non limite.
L’ha ribadito anche Manoocher Degati, fotografo di fama internazionale che conta un’esperienza significativa con il National Geographic, che ha incoraggiato i giovani a viaggiare, a perdersi nelle storie e nelle esperienze di chi inciampa nelle vite di ciascuno di loro.
Addirittura Baba, the president (lo chiamano così all’associazione Noi&Voi), ha sconfitto la timidezza e ci ha mostrato la sua gratitudine parlando di fronte a decine di persone.
Scatto per l’integrazione è stato il frutto di una collaborazione collettiva che ci ha uniti in un profondo abbraccio. Ha unito me, Maurizio Greco, il Circolo fotografico Controluce di Statte, l’associazione a’ Putéje, l’associazione Noi&Voi attraverso Lucia Scialpi e Don Francesco, Marika Marangella e tutti coloro che hanno partecipato al progetto.
A loro va il mio più sincero grazie!
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