Il tarantino al mare in primavera
Quando ho lasciato Londra, ormai circa otto mesi fa, l’ho fatto con una affermazione che nel tempo è diventata una costante filosofica: “Non ne posso più del cattivo tempo, io rivoglio la primavera perenne e le temperature miti.”
Poi Taranto ha prontamente deciso di ripagarmi con uno degli inverni più freddi e lunghi della sua storia, e Grottaglie con 30 cm di neve sul terrazzo di casa, ma questa è un’altra storia.
La storia di oggi, invece, riguarda i primi fine settimana di primavera. Quelli in cui il tarantino non può fare a meno di una e una sola cosa: andare sulla spiaggia a lui più vicina, e guardare e fotografare il mare.
Non importa che dopo le 15 la temperatura cali a 6 gradi; non conta niente che la sera prima abbia indossato il piumino per la passeggiatina e la mangiatona a Martina Franca; non conta niente che sua madre gli abbia ricordato di portare con sé una sciarpa “ancora stasera tira vento”: al tarantino il primo sole di primavera fa venire voglia di mare.
E, ovviamente, l’ha fatta venire anche a me.
Ore 11: partenza con sorriso beota e vento tra i capelli
Il tarantino che andrà in spiaggia la domenica è riconoscibile già il sabato sera, dalla sua espressione che è un misto di serenità e aspettazione, ma si identifica molto più facilmente in coda su via Ancona, all’inizio del suo viaggio d’amore. Ha un sorriso beota stampato in faccia, perché sta già pensando all’azzurro del cielo e del mare e al profumo di aria salmastra che non sentiva dall’estate precedente.
Perché anche se il profumo salmastro è sempre lo stesso, e magari, vicino al mare, ci si è trovato a passare in autunno o in inverno, il tarantino riesce a percepirlo solo quando c’è il sole.
Allora giù i finestrini, vento fra i capelli, cenere della sigaretta sui vestiti, sorriso stampato, e il viaggio d’amore prosegue fino a destinazione.
11.30: arrivo a destinazione
Alle 11:30 circa il tarantino è a destinazione. L’orario non è casuale: prima, il sole non è abbastanza alto e caldo; dopo, si vanno a comprare le pastarelle da mangiare a conclusione del pranzo. Giusto quei 45 minuti fra le 11:30 e le 12:15 sono l’intervallo esatto di spiritualità a passione che legano il tarantino alle sue chiare, fresche e dolci acque.
A questo punto, il tarantino innamorato deve fare i conti con la realtà. Diciamocelo chiaro: in primavera, le spiagge tarantine non sono il luogo più accogliente del mondo.
Oggetti non identificati del terzo tipo
La fresca, dorata e fine sabbia, che i suoi ricordi dell’anno precedente, modificati a dovere dal filtro d’amore, gli hanno fatto agognare, ad Aprile si presenta come terriccio di una discarica abusiva piena di rifiuti insabbiati. Che, fra l’altro, ha anche i suoi lati positivi: ci trovi scarpe di ogni numero e foggia, ci trovi bottiglie di liquore piene per un sesto, ci trovi anche inaspettati oggetti quali vassoi per ghiaccio o collanine, che qualche generoso o distratto visitatore in momenti inusuali ha lasciato lì, ad uso e consumo dei posteri.
La sognata riservatezza è solo un’illusione
In più, la sognata riservatezza e la desiderata solitudine mattutina si rivelano pure illusioni: il tarantino si accorge ben presto che non ha avuto l’idea più originale del secolo, e che la spiaggia è tanto trafficata che per trovare un parcheggio si lotta più che il 15 Agosto.
Così, il nostro innamorato si ritrova a tollerare una convivenza forzata con le seguenti categorie:
Bambini che giocano a pallone con piede a banana.
Mamme che urlano ai bambini che se continuano a giocare così faranno male ai passanti.
Bambini più piccoli che gridano contro i fratellini calciatori chiedendo di partecipare.
Nonni che inseguono i bambini più piccoli inciampando rovinosamente in tutte le scarpe spiaggiate in inverno.
Automobilisti che suonano il clacson ripetutamente perché le auto in doppia fila impediscono il transito in due sensi opposti.
Cani di grossa taglia che corrono liberi e felici terrorizzando i nonni preoccupati per i piccoli bambini urlanti, che a loro volta trovano il tutto divertentissimo e corrono dietro i cani in festa.
Ma soprattutto, uno stuolo di umani con piumino smanicato, tuta e sneakers (tenuta imprescindibile del tarantino medio in libertà domenicale) seduti a prendere il sole.
(Perché ad Aprile, subito dopo Pasqua, la preoccupazione del tarantino, terrone purosangue dalle caratteristiche quasi africane, è iniziare ad abbronzarsi, perché chi a Maggio non è già nero, a Taranto, non vale niente. Pensate un po’ che vita faccio io, che rispetto alla media terrona non risulto abbronzata neanche il 28 Agosto…)
Eppure, ad aspettare il tarantino, c’è sempre il mare
Poi puntualmente accade la magia: il tarantino innamorato corona il suo viaggio d’amore. Dopo essersi guardato intorno in tutto quel marasma, aver tollerato, essersi forzatamente adattato alla violazione dell’ intima relazione con il suo mare, il tarantino scorge un paio di cose: il guscio di una tellina, i resti di una barchetta in disuso, e una Raffo vuota. Alza lo sguardo, e lui è sempre lì, ad aspettarlo: il mare.
Perché, come dice Nongiovanni, il cantautore grottagliese, il tarantino torna per tanti motivi, ma uno fondamentale è che “se sale di più ha le vertigini, e poi gli manca il mare”.
Photo credits: Any.colour.you.like (img in evidemza) – Giovanni Orlando (ultima immagine)
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