Questo è il libro che ogni tarantino dovrebbe leggere sulla spiaggia!
“Se Mina avesse una figlia” di Tina Harghen è il libro che ogni tarantino, ma non solo, dovrebbe avere nella borsa quest’estate. Ti spiego perché.
“Lorè, devi troppo leggerti ‘sto libro!”
“Perché?”
“Tu sei mai stato innamorato?”
“Eh…”
Questa conversazione è andata avanti per una decina di minuti. Io ovviamente sono Lorè, Lorenzo che dir si voglia, e il rompicazzo piazzista è Cosimo Argentina, scrittore funambolico tarantino, uno dei migliori in Italia. Di Cosimo ne abbiamo parlato qui, quando si recensì l’Umano Sistema Fognario, sua ultima fatica nota al Grande Pubblico.
Il libro in questione si chiama Se Mina Avesse Una Figlia, è un e-book autoprodotto, una roba alla Sankt Pauli o Pink Floyd insomma. L’autrice risponde al nome Harghen, Tina, centravanti innominato mai visto, me la immagino bionda e riccia alla Carrie di Sex and The City, ma più folle e più carnosa.
Di regola, l’autoproduzione letteraria è da evitare. Chi si autoproduce è di solito convinto d’avere un talento brillante mai scoperto per cause criptocomplottistiche. Sono i massoni, gli youtuber, a negare il successo del “brillante talento autoprodotto”. Mai un po’ d’onestà, tipo che magari scrivi di merda e allora dovresti vederlo come hobby piuttosto che come futuro lavorativo?
Ecco, ad ogni regola bisogna fare delle eccezioni.
Il libro è veramente cazzuto. Troppo cazzuto. Scritto in maniera minimalista e per questo eccitante. Stile di scrittura patologico. Sembra di leggere il referto d’un autopsia scritto da un medico sotto anfetamine, quindi mischiando tecnicismi scientifici a lampi di follia citazionistica. Sì, è un libro pieno di rimani letterari, calcistici, cinematografici.
La storia
Questa è la storia di Mina, un’impiegata nelle segreterie scolastiche, che vive di piattume. Monotonia canaglia. Il fidanzato la porta a ballare, la scopa e temporeggia sulla convivenza; sua madre cucina i peperoni ripieni e pensa alla giovinezza sputtanata appresso ad una famiglia disunita; il fratello entra ed esce dalla fabbrica; l’altro fratello è sempre fidanzato con donne bellissime ma spiantate di soldi perciò è in bolletta costante e chiede prestiti anche ai cadaveri; la sorella è di una cordialità avvelenata.
In più, Mina è ossessionata dal desiderio di avere una figlia. Ma ossessionata sul serio. Del tipo che s’imparanoia quando va in discoteca perché pensa che, SE AVESSE UNA FIGLIA, non potrebbe ballare coi suoi amici. SE AVESSE UNA FIGLIA, il bagnetto dovrebbe essere fatto prima di cena. SE AVESSE UNA FIGLIA, Mina sarebbe felice. Tutta la famiglia gira attorno a ‘sta follia. Comprano caramelle per la piccola Matilde (come si chiamerebbe la creatura, SE MINA AVESSE UNA FIGLIA), cuciono vestitini, spuntano confezioni di pannolini intonsi…
La vita di Mina viene sconvolta dall’arrivo, nella sua scuola, di Woland. Woland è perso in partenza. Woland ama ancora sua moglie nonostante lei sia morta da anni. Prova un amore, Woland, che nessuno di noi qui presenti ha mai provato. Ecco, se avessi letto il libro di Tina Harghen prima che Cosimo mi chiedesse dei miei innamoramenti, beh, avrei risposto di NO. Ché non ho mai amato, paragonandomi a Woland.
Perché Se Dico Taranto parla di Harghen Tina?
Perché un blog tarantino ne parla, direte voi? Chi cazzo è ‘sta Tina, qua, ‘sta Harghen-Tina?
Anzitutto se ne parla per cultura. Ma poi…
La faccenda puzza.
Nel senso, puzza perché nel bel mezzo del libro, Mina e Leonardo (il moroso di Mina) vanno al cinema. E il film che guardano è una galoppata di dialetto tarantino. Cioè, sarebbe la storia di un gruppo di ricottari ma piccoli, che avranno massimo sett’ott’anni, che mettono sotto una babysitter e fanno a mazzate, giocano a calcio, bevono Raffo.
E mi chiedo: chi può scrivere una storia così deviata nel mezzo di un romanzo tutto sommato elegante?
Appena concluso il libro, ho richiamato Cosimo.
“Compà. Qua mi sa che stai facendo un buio e controbuio alla Manozza e Pupazzetto!”
“Menchia sei andato a prendere due anime sperdute di Cuore di Cuoio. Magico.”
“Sì, lecca poco le palle. Dico sul serio, uagliò, ‘sto libro è di sicuro un tuo arto demoniaco amorfo. La parte del film in dialetto nostro rossoblù è troppo roba tua. E anche alcune citazioni rimandano ad autori tuoi!”
“Ma che dici? Ma se l’autrice è femmina!”
“Vabbò che, la conosci di persona?”
“Avoglia! Ti passo pure il cellulare e la chiami!”
La faccenda si chiude così, non vedo il bluff di Argentina. Hargen Tina… Argentina…
SE MINA AVESSE UNA FIGLIA è potente anche per i sentimenti che emergono nelle pagine. Perché vorresti prendere a calci Leonardo, il fidanzato di Mina, e vorresti stringere e accarezzare le tempie della suddetta Mina. Perché si parla di amore in un modo che pur inflazionato è sempre turgido e caldo, l’amore impossibile.
Interiorizzi la latente follia di Mina, quasi vorresti ingravidarla tu per renderla contenta e realizzare il suo sogno di maternità.
La trama è spessa, è delirante, sembra un cortometraggio di David Lynch applicato alla semplicità stilistica di Raymond Carver, lo scrittore americano. Conoscete, no?
E come no.
Ma se l’ultimo libro decente che avete letto è… anzi, no, ché voi libri decenti non ne avete MAI letti.
Si può sempre iniziare, però. E allora se proprio v’ho colpito, se vi fidate di me, comprate questo ebook, lo potete leggere anche dal PC, dal cellulare, da come cazzo vi pare e piace.
Fidatevi: è roba buona.
Photo credits: Haceme un 14 (img di copertina)
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